domenica 28 dicembre 2008

L'incanto dei Desideri (Alessandro Baricco - Novecento)

Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c'entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci son riuscito. Allora li ho incantati. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me. Geometria. Un lavoro perfetto. Tutte le donne del mondo le ho incantate suonando una notte intera per una donna, una, la pelle trasparente, le mani senza un gioiello, le gambe sottili, ondeggiava la testa al suono della mia musica, senza un sorriso, senza piegare lo sguardo, mai, una notte intera, quando si alzò non fu lei che uscì dalla mia vita, furono tutte le donne del mondo. Il padre che non sarò mai l'ho incantato guardando un bambino morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo bellissimo, volevo essere l'ultima cosa che guardava al mondo, quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto. La terra che era la mia terra, da qualche parte nel mondo, l'ho incantata sentendo cantare un uomo che veniva dal nord, e tu lo ascoltavi e vedevi, vedevi la valle, i monti intorno, il fiume che adagio scendeva, la neve d'inverno, i lupi la notte, quando quell'uomo finì di cantare finì la mia terra, per sempre, ovunque essa sia. Gli amici che ho desiderato li ho incantati suonando per te e con te quella sera, nella faccia che avevi, negli occhi, io li ho visti, tutti, miei amici amati, quando te ne sei andato, sono venuti via con te. Ho detto addio alla meraviglia quando ho visto gli immani iceberg del mare del Nord crollare vinti dal caldo, ho detto addio ai miracoli quando ho visto ridere gli uomini che la guerra aveva fatto a pezzi, ho detto addio alla rabbia quando ho visto riempire questa nave di dinamite, ho detto addio alla musica, alla mia musica, il giorno che sono riuscito a suonarla tutta in una sola nota di un istante, e ho detto addio alla gioia, incantandola, quando ti ho visto entrare qui.
Non è pazzia, fratello. Geometria. È un lavoro di cesello. Ho disarmato l'infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri. Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l'altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te.

E' qui il succo della breve storia. Vivere incantando i desideri per non impazzire (o non rimanere delusi), o
vivere i propri desideri fino in fondo? Danny Boodman T.D. Lemon Novecento ha scelto di incantarli e non è riuscito a scendere dalla nave mentre la imbottivano di esplosivo... però si è salvato.
Ci aveva provato, lui, a scendere ma il mondo gli era troppo grande in cui non sarebbe riuscito a trovare un posto in cui vivere, in cui farsi una famiglia, in cui invecchiare e morire. E così preferisce rimanere dove è nato, dove si sente sicuro, dove pur non essendoci niente è sempre la sua nave. Un po quello che succede a noi tutti i giorni. Abbiamo la voglia di partire, di andarcene. Ma non ne abbiamo mai il coraggio, non vogliamo rischiare di intaccare una sicurezza acquisita con i denti solo per seguire i nostri desideri. E così pur essendo il più grande pianista che abbia ma solcato l'oceano, Danny Boodman T.D Lemon Novecento decide di rimanere su una cassa di dinamite ad aspettare.


sabato 27 dicembre 2008

Georges Simenon - L'Uomo Che Guardava Passare i Treni

Chi l'ha detto che un romanzo psicologico deve essere una noia mortale?
Non so se l'uomo che guardava passare i treni sia esattamente un romanzo psicologico ma di certo c'è dentro tutta l'analisi dell'improvvisa (improvvisa?!?!) fuga e pazzia del protagonista Kess Popinga mista però ad azione tipica dei migliori film polizieschi.
Il romanzo racconta di "Come un uomo qualsiasi, che guardava passare i treni e sognava la vita che vi si nascondeva, possa improvvisamente abbandonare tutto in una fuga dove si mescolano il delitto, il terrore l'ebbrezza e la lucidità."
Simeon guarda la storia dal lato di Kees seguendolo in ogni sua azione e facendo sembrare le sue mosse da uomo incosciente ma non da pazzo in un excalation che culmina con l'azione finale alla ferrovia.
Kess popinga è un uomo per bene. Una bella casa, una bella moglie 2 bei figli ma in un attimo si ritrova in bancarotta a causa del padrone della società in cui lavora.
In quel momento scatta in lui qualcosa che lo spinge a non tentare di trovare una soluzione (ha fatto questo per tutta la vita) ma lo spinge a partire e ad andare da una donna che non è niente di più che una fantasia per lui.
Da qui l'omicidio, la fuga a Parigi, le prostitute, l'incontro con Janne, un'altra fuga, la lotta psicologica con la polizia e il finale che si legge tutto d'un fiato senza aver modo di prendersi nemmeno una piccola pausa dalla lettura, e che comunque lascia un interrogativo aperto...
Ma Popinga ci fa o ci è?

voto personale.............9

Come Dio Comanda

Quando si pensa al Friuli Venezia Giulia si pensa alle cime innevate, a Trieste coi suoi scrittori, ai fiumiciattoli che scendono dalle montagne e ad una regione tranquilla dove si vive bene. Non bisogna però dimenticare che quella regione è il cuore del nord-est italiano altamente industrializzato che si trova a vivere a contatto con la crisi dell'industria, col decentramento della produzione e con lo sfruttamento della manodopera a basso costo proveniente dall'est ai danni della classe di lavoratori più debole che, abbandonata da tutti, reagisce in maniera violenta. Ed ecco che nascono bestie di stana, omicidi efferati, spedizioni punitive di nazziskin, e altre violenze degne della provincia americana più degradata.
In questo contesto sociale si muovono i tre personaggi principali, Rino, un precario di lavoro e di vita che da la colpa dei propri problemi agli immigrati che gli rubano il posto e che vorrebbe fare loro ciò che Hitler ha fatto con gli ebrei , Cristiano suo figlio che fa proprie tutte le idee del padre mitizzandole, e Quattroformaggi un povero disgraziato reso pazzo da un incidente sul lavoro.
I tre con vari ruoli saranno protagonisti di una storia di cronaca nera (che in America avrebbero quasi chiamato Horror) in cui nessuno farà quello che ci si aspetta. Ma non è la storia in se che fa paura nel film.
I paesaggi cupi, i luoghi sterili, la gente che non si scambia nemmeno un saluto, la totale assenza di uno stato che non riesce ad aiutare nessuno, sono queste le cose che mettono paura in questo film. Pensare che non stiamo parlando di storie lontane ma di qualcosa che potrebbe avvenire benissimo se non in maniera ancora più violenta qui nella bella Italia. Certo qualcuno ora sicuramente dirà che la trama era inverosimile, che è impossibile che un ragazzo di 14 anni riesca a fare tutto da solo, che il disagio sociale del padre era troppo accentuato, e che come risultato il film era noioso. Ma di queste cose non me ne sono nemmeno accorto mentre ero al cinema. Il film è ruiscito a tenermi sempre più incollato alla sedia man mano che passavano i minuti ed è riuscito a scatenare i pensieri come raramente succede al cinema.
Salvatores passa dunque da una realtà degradata, quella della puglia-basilicata anni 60 di "Io Non Ho Paura" ad un'altra quella più moderna di una provincia industrializzata, descrivendo questi mondi così diversi con paesaggi diversi ma che danno la stessa sensazione di desolazione. Distese assolate di campi di grano e immense montagne ai cui piedi c'è una infinita pianura industrializzata non hanno niente in comune ma danno la stessa sensazione di isolamento e non comunucazione.

voto personale............. 7.5

Trailer

Perchè tenere un blog??

Già da un po tempo stavo pensando di creare un mio blog. Sarà che i miei carissimi amici aprono un blog al giorno con la scusa che studiano comunicazione, sarà che un blog ce l'hanno tutti, sarà che mi intriga pensare che ciò che scrivo possa essere letto da tanta gente in maniera così semplice, e che si possa avere un confronto con chi non si conosce, sarà che mi affascina questa megademocrazia che sta diventando internet e non posso non farne parte attivamente... sarà che sono semplicemente attratto, da buon ingegnere, dalle meraviglie del web.
I problemi che si pongono a questo punto della storia sono due. Il primo è capire come si fa un blog, ma dato che sono qui a scrivere significa che il problema è quasi risolto.
il secondo e molto più annoso problema è CHE MINCHIA SCRIVERCI DENTRO???
Di certo non ci scrivo i fatti miei.
Potrei allora parlare dei miei studi e delle mie passioni ma non voglio far addormentare nessuno.
Di che scrivere dunque?
L'idea mi è venuta stasera. Sono stato al cinema e al termine del film si è aperta la solita discusione tra me e la mia ragazza su cosa volesse essere la pellicola appena vista. La mia testa in quel momento stava scoppiando avevo tante di quelle cose da dire che non sarebbe bastata un'ora di discussione. Ho deciso quindi.
QUESTO BLOG SARA' L'ENNESIMA RACCOLTA DI RECENSIONI DI FILM E LIBRI SUL WEB.